COSA E’ IL RISCHIO AZIENDALE COMPLESSIVO?
La redditività dei mezzi propri in un bilancio aziendale, misurata efficacemente dall’indice ROE, risulta essere strettamente legata al risultato operativo e a quello finanziario. La sua variabilità rispetto alla variazione dei volumi di attività identifica il rischio aziendale complessivo cui l’azienda va incontro durante la gestione.
Questo rischio aziendale per essere adeguatamente misurato e governato, viene suddiviso in due componenti:
- rischio operativo
- rischio finanziario
Il primo identifica la variabilità del risultato netto rispetto ad una variazione dei volumi di vendita ed è strettamente connesso ai ben noti concetti di costi variabili e costi fissi; il secondo è direttamente collegato al Leverage e all’ammontare degli interessi passivi sul capitale di terzi.
Data la complessità dell’entità oggetto di misurazione, l’analisi viene condotta basandosi su alcune assunzioni e ipotesi che sono alla base di ogni modello di valutazione della realtà osservata. Per ridurre l’impatto che queste assunzioni di base hanno sui risultati dell’analisi, può essere utile limitare l’analisi a specifici intervalli di volumi di produzione e/o vendita.
QUALE MODELLO PER IL CALCOLO DEL RISCHIO AZIENDALE?
La misurazione dei livelli di rischio aziendale avviene tramite l’impiego di due indicatori che misurano rispettivamente le due componenti del rischio complessivo:
- Grado di leva operativa (GLO)
- Grado di leva finanziaria (GLF)
Il GLO è calcolato come rapporto tra la variazione del reddito operativo e la variazioni dei volumi di produzione/vendita:
oppure il calcolo equivalente:
dove:
= variazione assoluta del reddito operativo
= reddito operativo
= quantità di prodotti venduti
= prezzo di vendita
= costi variabili unitari
= costi fissi totali
= margine di contribuzione
I costi fissi rappresentano un elemento di rigidità all’interno della struttura operativa aziendale in quanto, all’interno di specifici intervalli di produzione, non variano al variare della quantità prodotta e/o venduta: quest’ultima costituisce la base sulla quale ripartire i costi fissi.
Appare ovvio dunque che volumi crescenti implicano una base maggiore per il riparto e quindi una minore incidenza dei costi fissi sulla singola unità prodotta/venduta. A parità di prezzo di vendita, maggiore sono i costi fissi da ripartire, maggiore sarà l’importanza che l’ampiezza della base di riparto avrà e quindi maggiore sarà l’effetto prodotto sui margini.
Conoscere la variazione che il reddito operativo subirà per effetto di improvvise variazioni dei volumi di produzione/vendita consente di disporre di un’informazione importantissima su cui basare poi la strategia aziendale. Ricordiamo infatti che un indice GLO elevato non implica solamente il rischio di elevato aumento del reddito a seguito di un aumento dei volumi, ma anche il contrario: ovvero una forte riduzione dei margini a fronte di una riduzione dei volumi.
Il rischio finanziario, invece, trae la sua origine da fattori esterni ed è espresso dal livello di leva finanziaria:
dove:
= variazione assoluta del risultato netto
= risultato netto
= variazione assoluta del reddito operativo
= reddito operativo
= quantità di prodotti venduti
= prezzo di vendita
= costi variabili unitari
= costi fissi totali
Gli oneri finanziari costituiscono un elemento di rigidità in quanto devono trovare copertura indipendentemente dai volumi realizzati. Da ciò discende dunque che il risultato netto è direttamente dipendente dal loro ammontare in quanto essi, aumentando, erodono parte del reddito operativo.
Un GLF elevato indica un alto rischio finanziario: maggiore è l’incidenza degli oneri finanziari, maggiore sarà il rischio connesso alla possibilità che a seguito di riduzioni del risultato operativo, questo non sia poi sufficiente a coprire gli oneri finanziari stessi. Ovviamente maggiore sarà l’indice di indebitamento (misurato dal Leverage) maggiore saranno gli interessi finanziari passivi e dunque il rischio finanziario.
Esempio pratico calcolo rischio aziendale
Considerando alcune assunzioni (come ribadito in precedenza) come prezzo di vendita e struttura dei costi costanti, ipotizziamo di mettere a confronto due aziende:
Impresa A rischio aziendale Impresa B rischio aziendale
Q0 |
Q1 |
Q0 |
Q1 |
|
Q |
1.000 |
700 |
1.000 |
700 |
∆Q |
-30% |
-30% |
||
P |
15 |
15 |
15 |
15 |
Cv |
5 |
5 |
5 |
5 |
Cf |
6.000 |
6.000 |
2.200 |
2.200 |
Ct= Cf + Cv * Q |
11.000 |
9.500 |
7.200 |
5.700 |
Cf/Ct |
0,55 |
0,63 |
0,31 |
0,39 |
Fatturato |
15.000 |
10.500 |
15.000 |
10.500 |
Costi variabili |
5.000 |
3.500 |
5.000 |
3.500 |
Mdc |
10.000 |
7.000 |
10.000 |
7.000 |
Costi fissi |
6.000 |
6.000 |
2.200 |
2.200 |
Reddito operativo |
4.000 |
1.000 |
7.800 |
4.800 |
Oneri finanziari |
500 |
500 |
500 |
500 |
Reddito netto |
3.500 |
500 |
7.300 |
4.300 |
GLO |
2,50 |
1,28 |
||
GLF |
1,14 |
1,07 |
||
GLC |
2,85 |
1,37 |
Come detto all’inizio, il prodotto delle due tipologie di rischio costituisce il rischio complessivo:
Il GLC misura quindi l’effetto delle variazione di fatturato sul risultato finale scomponendolo in base al contributo della gestione caratteristica e finanziaria.
Nell’ esempio in alto, l’impresa A presenta un GLO pari a 2,5. Ciò significa che un incremento/riduzione percentuale unitario nei volumi di vendita, si tramuta in un aumento/diminuzione di 2,5 punti percentuali del reddito operativo. A parità di riduzione del fatturato le due imprese ottengono effetti di intensità differente: l’impresa A vede diminuire il suo risultato del 75% circa mentre l’impresa B sperimenta un calo di circa il 40%. Ciò è dipeso da un maggiore livello di rischio scontato dalla prima rispetto alla seconda. Guardando alla scomposizione del GLO, il rischio maggiore deriva dalla gestione caratteristica (GLO più elevato). Nelle imprese con più elevato GLO, infatti, il valore dei costi fissi riduce la capacità di copertura del margine di contribuzione.