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Amministratore condannato per aver finanziato una società fallita

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’amministratore di BIO-ON Spa in cui chiedeva l’ammissione allo stato del passivo del proprio finanziamento concesso alla società, condannandolo anche al pagamento delle spese del giudizio di legittimità oltre a spese forfettarie ed oneri accessori di legge.

Il caso di BIO-ON SPA

L’amministratore di Bio-on Spa aveva opposto opposizione all’esecutività dello stato del passivo del fallimento i BIO-ON Spa esponendo che:

  • non aveva incassato le ultime 6 mensilità come compenso per amministratore della società per una somma complessiva di euro 100.002 lordi;
  • la sua domanda di ammissione al passivo per i versamenti effettuati a titolo di finanziamento infruttifero pari a euro 2.659.343 nella società non sia stata accettata.

Il tribunale ha parzialmente accolto la proposta dell’ormai ex amministratore, ammettendolo al passivo del fallimento di BIO-ON Spa per la somma di euro 100.002 a titoli di compensi ma ha dichiarato NON RIPETIBILE il credito per la restituzione del finanziamento ai sensi dell’articolo 2035 del cod. civ.

Il tribunale ha dichiarato il finanziamento dell’amministratore verso la società una prestazione contraria alla morale e al buon costume in quanto ritiene “l’erogazione di somme di denaro in favore di un’impresa già in stato di decozione integrante un vero e proprio finanziamento, che consenta all’imprenditore di ritardare la dichiarazione di fallimento, incrementando l’esposizione debitoria dell’impresa; si tratta invero di una condotta preordinata alla violazione delle regole di correttezza che governano le relazioni di mercato“.

L’amministratore quindi è stato condannato al pagamento delle spese del giudizio ed escluso al passivo del fallimento di BIO-ON Spa in quanto i suoi finanziamenti concessi alla società in autonomia non erano riconducibili ad un ragionevole programma di salvataggio, il versamento di nuove somme, per il giudice, ha solo aggravato la situazione debitoria dell’azienda.

La responsabilità dell’amministratore secondo il CCII

Il nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza (CCII) rende illimitatamente responsabile l’amministratore o l’imprenditore di una società in crisi. gli amministratori hanno l’obbligo di monitorare costantemente lo stato di salute dell’impresa utilizzando lo strumento degli indici di allerta indicati nell’articolo 3 del CCII .

L’amministratore di BIO-ON Spa, era consapevole della situazione debitoria della società, non doveva versare altro denaro all’interno dell’impresa ma attivare un processo di risanamento segnalando la situazione all’OCRI.

CONCLUSIONI

La mancata adozione di strumenti idonei per il superamento della crisi da parte dell’amministratore secondo il principio di tempestività dell’articolo 2086 del cod. civ. in materia di adeguati assetti e una prestazione contraria al buon costume secondo l’articolo 2035 del cod. civ hanno portato all’esclusione dallo stato del passivo di BIO-ON Spa il credito di euro 2.659.343 versato dall’amministratore come finanziamento nella società ormai in dissesto.

Il ruolo del dottore Commercialista

Il commercialista può svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare l’azienda a rispettare l’articolo 2086 del cod. civ. In particolare, il commercialista può: 1. Valutare l’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile; 2. Fornire consulenza su specifici aspetti della gestione aziendale; 3. Assicurare la tenuta della contabilità e la redazione del bilancio di esercizio; 4. Aiutare l’impresa a prevenire in anticipo una situazione di crisi. In conclusione, il commercialista può essere un partner strategico per l’azienda nel rispetto dell’articolo 2086 del codice civile. Grazie alle sue competenze e professionalità

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