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Indicatori predittivi – crisi d’impresa

Nelle settimane scorse è apparso un interessante articolo, a firma di Giovanni Negri, sul Sole24Ore in cui si commentavano i primi indicatori predittivi della crisi d’impresa.

Articolo che ci ha dato un pò di spunti di riflessione che vogliamo condividere qui! A prescindere che gli indicatori debbano essere vagliati dal MISE, ciò che importa è la natura di essi e soprattutto la semplicità di calcolo da parte delle adeguate organizzazioni amministrative delle imprese!

Questo fatto è assai importante alla luce dell’opportunità concessa dal legislatore di predisporre degli indicatori personalizzati sulla valutazione dell’ipotesi di crisi d’impresa, evidentemente nel rispetto della procedura da adottare per il loro utilizzo.

Prima di avviare l’analisi, vi ricordiamo solo alcune delle precedenti osservazioni sul tema della crisi d’impresa:

Indicatori predittivi – crisi d’impresa

Gli indicatori predittivi individuati dal CNDCEC sulla valutazione ex ante della crisi d’impresa sono riportati di seguito in ordine di importanza:

  1. Patrimonio netto NEGATIVO – Una banale osservazione è che se tale indicatore è negativo l’impresa non sta allertando la crisi ma lo è in essa con entrami i piedi… e non solo con quelli! Non bisognerebbe attendere che le perdite erodino completamente il PN perché si possa parlare di crisi!
  2. DSCR – Debt Service Coverage Ratio – Rapporto tra i flussi di cassa a 6 mesi e il rimborso dei debiti a 6 mesi. In questa circostanza le osservazioni sono diverse.
    1. Intanto l’impresa deve adottare un costante sistema di calcolo dei flussi di cassa (siamo sicuri che tutte lo abbiano?).
    2. Poi bisognerebbe distinguere il calcolo in ragione della natura delle imprese, si pensi a tutte quelle stagionali… Bisognerà ragionare con la logica della formica piuttosto che con quella della cicala (finalmente).
    3. Se questo indicatore fosse negativo cosa bisognerebbe fare? Finanziare o patrimonializzare l’impresa o, ancora, renderla competitiva sul mercato…
  3. Oneri finanziari/fatturato – Sostenibilità economica dell’indebitamento
  4. Debito netto/debiti totali – Adeguatezza patrimoniale
  5. Cash flow/Totale attivo – Rientro di liquidità dal capitale investito
  6. Attività a breve/Passività a breve – Coerenza fonti/impieghi
  7. Indebitamento previdenziale e fiscale/Totale attivo

Non sono state poste riflessioni su quest’ultimi indicatori perché ci si prefigge l’ipotesi di commentarli con attenzione e singolarmente nei prossimi post.

Capacità di stare sul mercato…

Vogliamo lasciarvi facendo però un’osservazione… Nessuno di questi indicatori predittivi della crisi d’impresa si interroga sulla capacità economica di stare sul mercato (a parte forse l’indice di sostenibilità dell’indebitamento che non indaga gli aspetti economici propri dell’impresa).

MA sui libri di testo sulla crisi d’impresa non è forse scritto che la crisi ha SPESSO un’origine economica? Correlata alla scarsa redditività? Ovvero all’incapacità dell’impresa di stare sul mercato?

Non vogliamo scomodare alcun autore di rilevanza epica all’interno degli studi di management nazionale a supporto di questi interrogativi ma probabilmente sfugge che il primo stadio del processo che conduce alla crisi è riconducibile allo squilibrio gestionale, ovvero all’incapacità del sistema di perseguire i propri fini impiegando i mezzi disponibili, accettando il principio per cui l’impresa vive se ha clienti da servire…

 

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