Tra qualche giorno parleremo di segnali di crisi aziendale, utili per scongiurare la cessazione dell’impresa in crisi.
Siamo all’epilogo dell’iter di attuazione della legge delega 155/2017 per la riforma delle procedure fallimentari…
Tra le novità della riforma segnaliamo:
- l’eliminazione del termine fallimento, sostituito da “liquidazione giudiziale” al fine di «evitare il discredito sociale anche personale che anche storicamente si accompagna alla parola “fallito”».
- l’introduzione del «sistema di allerta» per consentire «la pronta emersione della crisi, nella prospettiva del risanamento dell’impresa e comunque del più elevato soddisfacimento dei creditori».
Vi suggeriamo la visione dell’interessante convegno dal titolo “Per un’emersione tempestiva della crisi d’impresa: la riforma della legge fallimentare“.
Ci ha colpito il concetto, emerso durante il convegno, per cui la riforma ha un carattere positivo perché ha, come obiettivo, quello di rappresentare, per l’imprenditore uno strumento di supporto in un momento di difficoltà e non una minaccia dalla quale difendersi.
Tra le cose più importanti della riforma, ci incuriosiscono i segnali di crisi aziendale e gli indicatori di bilancio che potranno offrire delle indicazioni di anticipazione della crisi stessa.
E’ stato delegato l’ordine dei dottori commercialisti a stilare la lista degli indicatori predittivi della crisi d’impresa. Al momento, il legislatore ha indicato:
- la sostenibilità degli oneri dell’indebitamento con i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare (solitamente il sistema bancario stima i flussi di cassa addizionando al reddito netto gli ammortamenti e gli accantonamenti ovvero col MOL – per approfondimenti si veda l’articolo Come fare per capire se l’impresa è in crisi)
- l’adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi ossia il rapporto di indebitamento
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Buon lavoro e aspettiamo il vostro parere. Ci trovate qui: https://www.studioalessio.eu/contatti/
(di Pasquale Stefanizzi)