Dal 15 gennaio 2018 parte la corsa alle risorse del bando Resto al Sud: ma il salto deve essere più lungo della gamba! Ecco le 4 cose che non puoi non sapere!

 

Sull’interessante bando in parola abbiamo già scritto (tra i primi!) nell’articolo del 29 agosto 2017 dal titolo “Resto al Sud: under 35  imprendono”

 

Avendo già deciso di non ribadire il contenuto delle allettanti agevolazione già ampiamente illustrate anche sui social e sul web, con questo articolo intendo osservarne gli aspetti che tanti altri trascurano.

E ritengo che il bando in parola sia uno dei migliori strumenti oggi disponibili per dare manforte alle nuove idee imprenditoriali.

 

Per chiarezza, lo strumento di aiuto in parola non è un vero e proprio “bando” dal momento che non ha scadenza e non ci sarà una graduatoria. Ma, per semplicità, nel presente articolo si utilizzerà comunque tale termine.

 

 1. L’IMPRENDITORE NON NASCE CON L’INCENTIVO

Per esperienza sui bandi di finanziamento, devo sottolineare che l’agevolazione allettante non deve mai essere la ragione principale per cui avventurarsi a fare impresa.

Accade spesso che chi decide di avviare un’attività in proprio (autonomo o libero professionista) è spinto da due ragioni principali:

  • l’entusiasmo dilagante per la propria idea
  • tentare di fare qualcosa perché qualcuno suggerisce incessantemente “… Totò, ti devi lanciare! Devi pur fare qualcosa!”.

Se poi arriva l’incentivo, ecco la spinta giusta per spiccare il volo!

A questo punto, la domanda nasce spontanea (tratto dal notturno Marzullo):

“Ma per volare è più importante un ripido trampolino o delle buone ali?”

A chi cade dico che …. aveva bisogno delle ALI !!! 

 

Perciò, fare impresa

non è assolutamente una partita a pallone o un gioco al monopoli. E’ una miscela esplosiva (in senso pacifico!) di:
  • competenza
  • coraggio
  • passione
  • strategia
  • resilenza
  • perseveranza
  • condivisione
  • caldo/freddo
  • …..

 

E queste skills costitutive non si comprano al supermercato, ma alcune fanno parte del carattere di una persona, altre si imparano ed altre ancora si potenziano!

 

E mi pare molto difficile che un neo-maggiorenne possa averne accumulate abbastanza per lanciarsi nel mondo imprenditoriale. Ma certo, non mancano le eccezioni.

 

Dunque, ritengo un grave errore fare impresa perché esiste un bando che mi incoraggia (finanziariamente) a farlo!

Ma questo non significa che è vietato tentare!

Anzi, da tempo sostengo invece che il posto fisso (nel tempo) è l’eccezione, mentre l’autoimprenditorialità è tra le più efficaci delle soluzioni alla (perpetua) disoccupazione giovanile.

Il concetto che intendo esprimere è che

precario deve essere il lavoro e mai la voglia di lavorare!

 

Perciò, il suggerimento che posso dare ai giovani impavidi è:

valutate prima le potenzialità personali e l’attitudine a fare impresa!

 

Questa fase preliminare non è richiesta in nessun bando di agevolazioni ed è ovvio che sia così: bisogna però affrontarla con serietà senza temere di farsi giudicare da un professionista che sappia esprime un giudizio (strategico) che va oltre il supporto nella redazione dei formulari previsti dal bando.

 

Personalmente è capitato di dover scoraggiare l’accesso alle agevolazioni pubbliche laddove ho giudicato insufficienti le condizioni personali e finanziarie della persona arrivata in studio con l’intento di partecipare ad un bando di finanziamento.

Ed alla prima domanda: “…. ci sono bandi di agevolazione? ” ho preferito rispondere con cento domande per evidenziare la fondatezza di quella sua domanda.

 

In sostanza, è più agevole preparare una pratica di agevolazione che valutare la fondatezza dell’idea imprenditoriale. Personalmente vale l’equazione

L’agevolazione sta alle skills d’impresa come il carro sta ai buoi!   

 

2. IL VERO BUSINESS PLAN NON E’ QUELLO DEL BANDO!

E’ esagerato credere di elaborare, in un bando di agevolazioni, il business plan che effettivamente serve a prevedere e supportare i piani di azione. D’altronde, le stesse previsioni iniziali devono essere tempestivamente aggiornate nel corso della fase di startup e non potrà mai essere diversamente.

E questo per tre ragioni:

  1. i bandi di finanziamento richiedono le informazioni essenziali  e classiche dell’idea imprenditoriale. Inoltre, esse devono essere descritte in uno spazio limitato e secondo un format unico e rigido;
  2. se fosse data ampia libertà compilativa, i valutatori del progetto consumerebbero la vista nel giro di qualche bando di agevolazioni;
  3. mai fornire il business plan esauriente e dettagliato perché ciò significa affidare l’idea (innovativa) e la strategia di un’impresa che, per essere valide, è bene che restino segrete!

 

Detto questo, il piano d’impresa richiesto dal bando di agevolazione deve essere una estrapolazione del più complesso piano d’impresa (o business plan) costruito su misura all’idea imprenditoriale e secondo metodi di analisi e di proiezione tra le più moderne (mi viene in mente il Canvas Business Model).

Senza trascurare l’andamento dell’aspetto finanziario pluriennale di solito non richiesto dal formulario dei bandi di agevolazione e che deve accogliere il piano di ammortamento del finanziamento bancario agevolato concesso ed il tutto sintetizzato nel cash-flow.

 

E questo approccio è tanto importante quanto più innovativo e/o corposo è il progetto imprenditoriale. Mi viene da pensare al settore ICT o al manifatturiero “brevettato” per i quali non è facile stimare il mercato target.

A tal proposito faccio i due seguenti suggerimenti importanti:

  1. l’idea imprenditoriale deve avere un connotato innovativo anche se appartenente a settori tradizionali come l’artigianato e l’agroalimentare. L’elemento di differenziazione è fondamentale per la sostenibilità dell’idea imprenditoriale. E questo, i valutatori lo andranno a cercare nel progetto;
  2. la padronanza dei contenuti dell’idea progettuale in senso stretto è necessario ma non sufficiente, serve anche padronanza delle skills imprenditoriali. E questo, i valutatori lo andranno a verificare.

 

Perciò, tutte le criticità trascurate in fase di progettazione per il bando di finanziamento emergeranno poi in fase istruttoria ovvero una volta avviata l’impresa.

E, a questo punto, il danno è concreto perché nascono tante (extra) esigenze organizzative e finanziarie di non facile soluzione.

Per farcene una ragione, basti pensare che solo 1 startup innovativa su 3 sopravvive dopo il terzo anno e che 1 impresa su 4 supera il decennio di anzianità!

 

Per tutto quando detto, abbiamo creato un business-plan secondo logiche innovative ed adattabili. Puoi scoprirlo al seguente link Business Vincente!

Il nostro modello è utilizzabile per sia a chi intende avviare un’attività imprenditoriale sia a chi intende rilanciare il proprio business.

 

3. FARE IMPRESA A 18 ANNI E’ IL PIU’ RISCHIOSO DEI GIOCHI!

Mi permetto questa espressione pensando ai giovani moderni.

E’ indubbio che essi non sono i neo-maggiorenni degli anni settanta quando per necessità economiche e per orgoglio precoce l’emancipazione era la prima conquista da fare!

Eppure, all’epoca, le piccole imprese si creavano (sempre con orgoglio precoce) intorno ai venti anni. E’ vero, all’epoca l’economia girava più velocemente, ma è pur vero che erano in molti a pedalare!

 

Oggi, come se nulla fosse mutato, si è convinti che esistono abbastanza diciottenni dotati (di orgoglio precoce) da avviare una propria attività imprenditoriale.

Ma … appena diplomati? Ma … senza esperienza? Ma … con i social network?

Naturalmente, non mancano i giovani diciottenni capaci ma non possiamo illuderci che siano in tanti! Salvo prova contraria!

 

Perciò, nel bando Resto al Sud, sarebbe stato più utile innalzare a 25 anni l’età minima per finanziare l’avvio di un’impresa e, al contempo, allungare a 45 anni il limite massimo: è pacifico che intorno ai 25 anni c’è maggiore consapevolezza e (spesso) formazione accademica, mentre interessanti e preziose potenzialità ho riscontrato nelle persone di età over-40 che invece, oggi, ne sono esclusi.

Dunque, sebbene la norma non lo preveda, è consigliabile la partecipazione dei diciottenni in società in cui ci siano altri soci più avanti con l’età e, solitamente, con più esperienza e skills.

 

4. ASPETTI SALIENTI DEL BANDO IO RESTO AL SUD

Il bando Resto al Sud ammette tutte le iniziative imprenditoriali esclusi i seguenti soggetti:

  • commercianti
  • professionisti

 

Lasciare fuori i professionisti non è una scelta condivisibile per due ragioni:

  1. molte opportunità di lavoro autonomo sono proprio nei settori dei servizi alle imprese ed alle persone. Mi vengono in mente tutte quelle attività professionali che ruotano intorno al settore ICT e marketing;
  2. per la normativa comunitaria, comunque i professionisti sono equiparati alle imprese. La normativa italiana fa ancora fatica a recepire questo orientamento prevalente (e vincolante).

 

Inoltre, il bando è “a sportello”, cioè secondo l’ordine cronologico di invio online delle pratiche e sino ad esaurimento del budget stanziato di 1,25 miliardi di euro.

 

Facendo una stima grossolana, è come dire che sarà finanziata 1 impresa ogni 2.000 abitanti. Perciò, completare correttamente la domanda di partecipazione non significa meritare la sua approvazione. Per il finanziamento:

è necessario redigere il proprio progetto secondo criteri particolari che tenga conto di quanto già osservato!

 

Inoltre, la misura Resto al Sud prevede il servizio di consulenza e di assistenza nella predisposizione del progetto imprenditoriale.

Particolarità: tale servizio è erogabile gratuitamente solo dalle università, pubblica amministrazione ed associazioni.

Sebbene condivisibile la potenzialità concettuale, non riesco ad immaginare il livello di valore aggiunto erogabile quando si richiede un servizio di elevata competenza e per di più gratuito! Comunque attendiamo i feedback.

 

Concludendo, nel mondo imprenditoriale moderno, l’importante non è partecipare ma vincere!

Ciò significa che il traguardo non è riuscire ad avere il finanziamento agevolato ed il contributo a fondo perduto, ma fare tutto un pelo al disotto dell’impossibile per mantenere in buona salute la propria impresa (ditta individuale o società).

E questo è il nostro modo di fare consulenza!

 

Limitarci a compilare semplicemente la pratica di agevolazione non è un nostro costume professionale salvo che il cliente non lo pretenda!

 

Perciò, ci occupiamo sia di valutare la potenzialità della tua idea imprenditoriale sia di aiutarti a presentare la tua domanda di accesso al bando Resto al Sud.

Ed il nostro affiancamento sarà sempre e comunque anche formativo.

 

NON POSSIAMO CHE RIMANERE A TUA DISPOSIZIONE!

 

Vuoi saperne di più?

Ti daremo senza alcun impegno tutte le informazioni che ti servono.