La Sentenza Chiave: Quando la Consulenza Diventa Soggetta a IVA
L’attività di consulenza, specialmente quando affiancata a un’occupazione principale come quella di docente universitario, è un terreno fertile per contenziosi tributari. L’Agenzia delle Entrate monitora con attenzione le prestazioni che, sebbene non inquadrate formalmente in una Partita IVA, superano la soglia della mera occasionalità. Una recente e fondamentale pronuncia della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 26206, depositata il 26 settembre 2025, ha messo un punto fermo su questi criteri. Il principio ribadito è chiaro e imperativo per chiunque svolga attività di lavoro autonomo supplementare: l’attività di consulenza è soggetta a IVA se svolta con sistematicità e in favore di più committenti.Questa decisione, che ha respinto il ricorso di un professore universitario che tentava di far valere la “mera occasionalità” delle sue consulenze, è cruciale per comprendere i confini tra reddito occasionale e attività professionale abituale.
Il Contesto Legale: I Requisiti per l’Applicazione dell’IVA
L’applicazione dell’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) non è automatica, ma dipende intrinsecamente dalla natura dell’attività svolta. Per la Cassazione, l’imposta si applica solo in presenza del carattere abituale e professionale dell’attività.
La valutazione di tale carattere deve essere effettuata in relazione alle concrete modalità e al contenuto oggettivo e soggettivo delle prestazioni eseguite.
Onere della Prova e Strumenti Presuntivi
È importante sottolineare che l’onere della prova di tale carattere abituale è posto a carico dell’Ufficio tributario. Tuttavia, l’Ufficio può adempiere a questo compito anche mediante l’utilizzo di presunzioni. Il giudice è chiamato a vagliare la sussistenza e la validità di tali presunzioni con un apprezzamento di fatto che, se congruamente motivato, è incensurabile in sede di legittimità (come stabilito da precedenti giurisprudenziali quali Cass. n. 9206 del 2008 e Cass. n. 453 del 2024).
La Distinzione Chiave: Abitualità vs. Occasionalità
La giurisprudenza di legittimità (tra cui Cass. 15031/2014 e Cass. n. 4419/2021) è costante nel definire i limiti tra le due tipologie di attività.
- Attività Abituale: È delimitata dalla reiterazione nel tempo e dalla professionalità. I suoi caratteri distintivi sono la ripetitività, regolarità, stabilità e sistematicità di comportamenti.
- Attività Occasionale: Si concretizza nei caratteri della contingenza, eventualità e secondarietà.
È un elemento di fondamentale importanza che, anche l’effettuazione di una sola operazione, può integrare l’esercizio di una abituale attività economica, purché siano presenti i comportamenti sistematici e professionali menzionati.
Inoltre, la qualificazione del reddito come lavoro autonomo, ai sensi dell’art. 53 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (T.U.I.R.), richiede che siano accertati i requisiti di autonomia, professionalità e abitualità.
Il Caso del Docente Universitario: Un Avviso di Accertamento Salato
Il giudizio che ha portato all’ordinanza n. 26206 riguardava specificamente un avviso di accertamento notificato a un professore universitario a tempo pieno.
L’Ufficio tributario contestava al contribuente l’IVA per un ammontare di 22.866,00 euro, oltre a imposte dirette e addizionali. Il nocciolo della contestazione era che il professore aveva svolto attività di lavoro autonomo, realizzando prestazioni di consulenza nell’anno 2014, che l’Ufficio riteneva avessero carattere di abitualità e non di occasionalità. L’analisi dell’Ufficio aveva incluso anche un monitoraggio esteso a un lasso di tempo più lungo, al di là del singolo anno d’imposta, nei confronti dei committenti del professore.
Il Percorso Giudiziario
La controversia ha seguito un percorso articolato:
- Primo Grado: Il giudice aveva parzialmente accolto il ricorso del contribuente, escludendo l’assoggettabilità a IVA del reddito, ma confermando i rilievi ai fini delle imposte dirette.
- Appello (CTR): A seguito dell’appello proposto dalla Difesa erariale, la Commissione Tributaria Regionale ha riformato la decisione di primo grado. La CTR ha ritenuto che l’attività svolta dal ricorrente fosse di carattere abituale e professionale e, pertanto, soggetta a IVA.
- Cassazione: Il contribuente ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la nullità della sentenza d’appello e l’erronea applicazione degli artt. 53 e 67 TUIR, sostenendo che l’attività fosse meramente occasionale e irrilevante ai fini IVA. L’iniziativa, tuttavia, non ha avuto successo.
La Conferma della Suprema Corte: Accertata la Sistematicità
La Suprema Corte ha fornito una valutazione definitiva, confermando la linea adottata dalla CTR.
Secondo gli Ermellini, i giudici di secondo grado hanno accertato in modo congruo la sussistenza di autonomia, professionalità e abitualità necessarie per la qualificazione come reddito di lavoro autonomo ex art. 53 T.U.I.R..
Gli Elementi Decisivi per l’Abitualità
La chiave di volta della decisione risiede nella corretta valutazione da parte della CTR degli elementi fattuali che dimostrano l’abitualità. Tali elementi, come specificato dagli Ermellini, emergono chiaramente dalla pluralità delle prestazioni effettuate.
I requisiti di abitualità e professionalità sono stati ritenuti sussistenti in base ai seguenti criteri congiunti:
- Pluralità delle Prestazioni: Il contribuente ha svolto numerose prestazioni.
- Pluralità di Beneficiari: Le consulenze sono state effettuate sia nei confronti dello stesso committente, sia verso altri mandatari o diversi soggetti.
- Estensione nel Tempo (Reiterazione): Le prestazioni non erano limitate all’anno 2014, ma l’attività è stata estesa e monitorata anche negli anni precedenti e successivi.
La Cassazione ha rilevato che la CTR non ha ritenuto la pluralità (il numero delle prestazioni) come l’unico elemento dimostrativo dell’abitualità, ma ha rilevato la sussistenza anche degli ulteriori requisiti richiesti ex lege. Tali requisiti includevano lo svolgimento della professione in modo sistematico e ripetitivo nel tempo, oltre alla continuatività e stabilità dell’attività svolta.
In conclusione, la sentenza impugnata dalla Cassazione si è mossa in linea con la costante giurisprudenza, fornendo una motivazione congrua che evidenziava gli elementi presuntivi che provavano il carattere abituale e professionale dell’attività di consulenza. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del professore universitario, condannandolo al pagamento delle spese processuali.
Implicazioni e Punti Salienti per i Professionisti
L’Ordinanza n. 26206/2025 rappresenta un importante monito per tutti i professionisti che svolgono attività di consulenza al di fuori del loro impiego principale.
L’elemento critico non è la qualifica del contribuente (come professore universitario), ma la modalità con cui l’attività è concretamente esercitata.
La Suprema Corte conferma che:
- Non basta dichiarare l’occasionalità: Se la frequenza, la regolarità e la diversificazione dei committenti indicano stabilità, scatta l’IVA.
- L’analisi è diacronica: L’Ufficio può (e deve) valutare l’attività su un arco temporale esteso (anche anni precedenti e successivi) per dimostrare la sistematicità.
- La Pluralità di Committenti è un Forte Indizio: Rivolgersi a diversi soggetti rafforza la presunzione di professionalità e abitualità dell’attività.
I professionisti sono pertanto invitati a valutare con estrema attenzione le proprie prestazioni di consulenza, assicurandosi che il carattere di occasionalità sia effettivamente comprovabile, per evitare che vengano riqualificate come seconda attività abituale di lavoro autonomo e quindi assoggettate all’IVA.






