Come finanziare un’associazione è importante perché, in futuro, il mondo del no-profit è destinato ad avere maggiore valenza sociale.
Coloro che gestiscono un’associazione senza scopo di lucro o un ente del terzo settore (clicca!) avvertono la stessa necessità di una qualunque impresa… come finanziare un’associazione e, soprattutto, in che modo strutturare le fonti di finanziamento?
Come finanziare un’associazione: 4 cose da sapere
Ma prima di affrontare l’argomento principale, ovvero come finanziare la propria associazione, è necessario fare una riflessione su come funzionano le finanze di un’associazione.
La gestione di un’associazione richiede, sotto l’aspetto finanziario, la conoscenza di poche cose ma molto importanti.
Le abbiamo riassunte in 4 semplici punti che possano aiutare tutti al finanziamento della propria organizzazione no profit.
1) l’associazione, come qualsiasi altra organizzazione, non potrà avere un maneggio del denaro contante. Sarà necessario allora aprire un conto corrente presso una banca o presso le poste al fine di utilizzarlo come tesoreria operativa dell’associazione. E’ sul c/c che transitare tutti gli incassi (anche di contributi) ed i pagamenti inerenti la gestione associativa. E’ prassi che soggetti abilitati alle attività di cassa siano il presidente ed il tesoriere scientemente scelti da parte degli utenti nel corso della prima assemblea ovvero successivamente in sede di rinnovo delle cariche associative. Se nominato un consiglio direttivo sarà quest’organo ad adottare le decisioni in materia finanziaria e dovrà, quanto meno una volta all’anno, informare l’assemblea degli associati attraverso un rendiconto economico/finanziario correlato all’estratto del conto corrente.
2) Le somme incassate dall’associazione devono essere finalizzate al raggiungimento dello scopo sociale. Nella sua gestione non ci deve essere alcuna commistione tra patrimonio dell’associazione e patrimonio dei soci sebbene, però, la responsabilità ricade presidente (clicca!) e su coloro che hanno agito senza specifica autorizzazione. Ciò non accade, invece, per le associazioni riconosciute le quali sono un distinto “soggetto giuridico” a tutti gli effetti con patrimonio autonomo.
3) Tutti gli incassi e i pagamenti devono essere facilmente tracciati e tracciabili, l’associazione quindi dovrà dotarsi di un sistema economico/contabile adeguato alle necessità. Sarà necessario poi che il suo presidente e/o il consiglio direttivo presentino un rendiconto annuale all’assemblea degli associati che dovrà approvarlo.
4) La presenza di avanzi di gestione dovranno essere riportati nel rendiconto dell’anno successivo e mai distribuiti, bensì reinvestiti all’interno delle attività sociali ovvero devoluti ad altre associazioni così da sostenere finanziariamente i patrimoni di dotazione di altre organizzazioni no profit.
Il finanziamento di un’organizzazione senza scopo di lucro: le fonti interne
Per finanziare un’associazione è comunque necessario (almeno inizialmente) mettere mano al proprio portafogli. L’associazione, in quanto tale, ha necessità di una numerosità di iscritti quanto più ampia possibile affinché possa avere, grazie ai loro versamenti, un’importante dotazione patrimoniale.
E’ piuttosto evidente che senza il contributo degli associati, finanziare un’associazione diventa proibitivo. E’ perciò compito del direttivo far aderire quante più persone possibile. Persone che sposano il fine dell’associazione e che si sentano abbastanza coinvolte da convincersi di sostenere l’iniziativa anche dal punto di vista finanziario.
Senza dimenticare che nelle associazioni, il versamento degli associati non potrà mai essere finalizzato ad avere più “potere” di voto (come invece accade nelle società privatistiche e dalle quali si distinguono anche per questo) in quanto le associazioni si caratterizzano per il principio “una testa – un voto”.
Sin da principio, infatti, un’associazione sostiene dei costi, quanto meno per rientrare nei ranghi di quanto previsto dal D. Lgs nr. 460/97, che ha normato il settore con l’obiettivo ultimo di finalizzare le agevolazioni fiscali verso le organizzazioni no profit veramente meritevoli. A titolo di puro esempio, la normativa ha previsto che le associazioni debbano dotarsi di uno statuto, redatto nella forma di atto pubblico da un notaio, oppure di scrittura privata autenticata (sempre con notaio), oppure, come scrittura privata registrata presso l’Agenzia delle Entrate (senza notaio).
A prescindere dalla forma costitutiva preferita, saranno comunque sostenuti dei costi da almeno 500 euro (nella forma di atto costitutivo registrato) sino a 1.200/1.500 euro (nella forma di atto notarile). Pertanto, è molto importante saper scegliere la forma costitutiva più idonea agli scopi associativi per evitare di partire già con costi importanti.
Se si volesse riassumere su come finanziare un’associazione partendo dalle fonti interne e se volessimo esplicitare tali fonti, potremmo dire che l’associazione vive di diverse entrate:
- versamenti per la creazione del fondo di dotazione utile a far fronte a tutte le spese di costituzione e all’organizzazione minimale;
- quote annuali di mantenimento ovvero quanto i soci si impegnano a versare ogni anno per appartenere all’organizzazione senza fini di lucro;
- contribuzione dei soci alle attività organizzate dall’associazione come per esempio attività formative, seminari, di approfondimento, proposta di servizi/prodotti accessori alle attività associative;
- affitto dei beni dell’associazione da parte dei soci contro pagamento di prezzo.
Il finanziamento di un’organizzazione senza scopo di lucro: le fonti esterne
Un’associazione può e deve guardare all’esterno per cercare fonti di terzi per finanziare la propria attività. Per fare questo può percorrere diverse strade che possiamo distinguere a seconda che si faccia o meno leva sulla conoscenza/esperienza dell’associazione in termini di proposta di prodotti e servizi.
Nel caso si faccia leva sulla conoscenza/esperienza dell’associazione, le fonti del finanziamento di un’associazione possono riguardare:
- vendita di prodotti e servizi propri dell’ associazione (esempio se trattasi di un’associazione sportiva la consulenza su una specifica materia);
- vendita di prodotti/servizi paralleli a quelli sociali ma con fini commerciali (esempio il merchandising, sempre nei ranghi di quanto previsto dalla normativa fiscale vigente);
- organizzazione di eventi a tema nei locali dell’ associazione;
- contributi derivanti dal 5 per mille;
- donazioni monetarie e immobiliari.
In tali casi, è importante saper distinguere il limite tra l’attività istituzionale da quella commerciale (funzionale alla prima) che, molto spesso, è oggetto di accertamento fiscale con l’enorme rischio che vengano contestate omissioni ed evasioni di natura fiscale.
In pratica, nulla toglie che le associazioni possano svolgere anche attività commerciale, ma per fare ciò devono rispettare le norme tributarie e di settore.
Un’altra interessante fonte di finanziamento degli enti del terzo settore (e più in generale, di tutte le associazioni) è rappresentata dai fondi pubblici che molto spesso arrivano a coprire l’intero piano di spesa del progetto.
Si tratta di:
- bandi pubblici: europei, nazionali e locali (regioni, provincie e comuni)
- call di fondazioni o enti privati solitamente di derivazione dai grandi nomi del settore bancario, finanziario e commerciale .
A tal proposito, ad esempio, merita attenzione il finanziamento dell’acquisto di beni durevoli attraverso fonti di finanziamento pubbliche. Ci si riferisce nello specifico a quanto previsto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per i “Contributi per l’acquisto da parte di organizzazioni di volontariato di autoambulanze, autoveicoli per attività sanitarie e beni strumentali ”.
Oppure l’interessante bando “Cultura Crea (clicca!)” che premia associazioni ed imprese che intendono operare nella valorizzazione culturale e patrimoniale. Anche in questo caso, i contributi a fondo perduto sono davvero molto interessanti.
Oppure, il bando “Luoghi Comuni (clicca!)” (attualmente in stand-by) della regione Puglia con cui si finanziano iniziative di organizzazioni giovanili destinate a valorizzare il patrimonio immobiliare degli enti locali.
Tutto quanto descritto deve essere comunque inquadrato nell’epocale Riforma del Terzo Settore ad opera del D. Lgs. nr. 117/2017 (clicca!) che ha messo ordine all’anagrafica ed ai benefici agli enti no profit, ha ampliato il perimetro d’azione delle associazioni ed ha introdotto obblighi contabili e di gestione che richiedono maggiore professionalità e responsabilità.
Abbiamo volutamente omesso di scrivere su come ottenere credito dalle banche da parte delle associazioni perché sarà argomento specifico di un altro articolo.
(articolo scritto in collaborazione con Pasquale Stefanizzi)
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