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Home Restaurant: i turisti li cercano!

I turisti vanno alla ricerca del ristorante “fai-da-te” soprattutto se con pietanze tradizionali.

 

L’Home Restaurant è una nuova forma di “ristorante in casa” che offre la possibilità agli amanti dei fornelli di trasformare occasionalmente la propria casa in un (piccolo) ristorante per amici, conoscenti e turisti che vogliano sperimentare la cucina originale dei luoghi in cui si trovano abitualmente o in occasione di un viaggio.

 

Attualmente non esiste una normativa che disciplini lo svolgimento di tale attività, nonostante dal 2009 siano state presentate diverse proposte di legge.

 

Con risoluzione nr. 50481 del 10 aprile 2015, il Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE) ha risposto ad una richiesta della FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) equiparando l’attività di Home Restaurant a quella di un pubblico esercizio, imponendo un iter burocratico impossibile da rispettare per una piccola iniziativa a carattere domestico.

 

Tuttavia, in un’intervista successiva, l’attuale ministro Carlo Calenda si esprimeva favorevolmente per l’applicazione di una legislazione “leggera” nei confronti delle attività di sharing economy.

 

Negli ultimi mesi la Commissione per le Attività produttive ha lavorato alla elaborazione di una nuova proposta di legge da discutere in Parlamento in tempi brevi. C’è da dire che questa ha suscitato non pochi malumori, soprattutto in merito ai vincoli e alle restrizioni poste a chi intende sperimentarsi in questo nuovo settore (pagamenti elettronici, giornate di attività, introiti consentiti).

 

È dunque necessario chiarire alcuni punti, soprattutto quelli su cui gli homer (gli esercenti attività di home restaurant) fanno muro.

 

Secondo gli homer, l’attività non costituisce concorrenza sleale nei confronti dei ristoratori perchè il numero di visitatori che accolgono non intacca minimamente il pubblico che solitamente frequenta i ristoranti. Infatti, considerando il fatturato annuale della ristorazione (76 miliardi nel 2015), gli introiti annui medi (5.000 euro) dei circa 10 mila Home Restaurant presenti sul territorio corrispondono soltanto allo 0,065% della cifra.

 

Discordanza di vedute esiste anche in riferimento alla possibile applicazione delle stringenti norme sanitarie previste per i “pubblici esercizi”. Gli homer sottolineano che la propria casa non può essere paragonata ad un esercizio aperto al pubblico in cui si svolge un’attività di impresa, in quanto mentre il carattere di “pubblicità” permette la fruibilità del locale a chiunque voglia accedervi, la propria casa non è accessibile pubblicamente e perciò non è configurabile come un pubblico esercizio.
Ne consegue che non deve sottostare ai controlli che tali esercizi per operare necessitano, non essendo gli Home Restaurant luoghi per “avventori” casuali ma abitazioni private in cui si offre un servizio a visitatori consapevoli, dietro loro espressa richiesta.
Resta il fatto che, anche se non obbligati per legge, la quasi totalità di chi vuole aprire un Home Restaurant è disposta a prendere il certificato HACCP o un’assicurazione.

 

Dal lato fiscale l’attività di Home restaurant si configura come un’attività saltuaria d’impresa e come tale ne derivano dei redditi (diversi) da dichiarare.

Il reddito derivante dall’attività, da iscrivere nel Quadro RL del Modello Unico (redditi derivanti da attività occasionale commerciale), viene calcolato sottraendo dal totale delle ricevute emesse (l’esercente deve rilasciare ai clienti una normale ricevuta fiscale) la somma delle spese documentate (fatture di acquisto di carne, pesce, formaggi, salumi, bevande, ecc.).

 

Sino a che l’attività risulta saltuaria non sussistono i consueti obblighi previsti per le imprese commerciali (apertura partita Iva, iscrizione camera commercio, iscrizione Inps gestione artigiani ed iscrizione Inail).

Viceversa, nel caso in cui si configuri un esercizio abituale dell’attività (al superamento dei 5.000 euro annui di reddito) occorre adempiere agli obblighi previsti per le imprese della ristorazione.

Infine, fino ai 30.000 euro di reddito annuo, è prevista l’adesione al regime agevolato dei forfettari che prevede la tassazione sostitutiva del 15% calcolata sul reddito forfettariamente determinato (ovvero, per le nuove iniziative, 5% per i primi 5 anni).

 

(Sono disponibili delle APP che offrono un servizio di gestione delle offerte e delle prenotazioni in home restaurant. Un esempio è l’app GNAMMO gratuitamente scaricabile, per i sistemi android, dall’app store).

Redazione

Dottore Commercialista e Revisore Legale Pianificazione e Controllo di Gestione Finanza Agevolata e Crisi d'Impresa Formazione