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Analisi economica e finanziaria: la natura delle variabili in gioco

Nell’analisi economica e finanziaria è fondamentale la definizione delle variabili

Le variabili previsionali che devono essere prese in considerazione in sede di predisposizione di un business plan di breve o medio-lungo periodo possono essere di tre tipologie:

  • economiche
  • patrimoniali
  • finanziarie

VARIABILI DI NATURA ECONOMICA

Le variabili di natura economica sono:

  1. Fatturato
  2. Costi per acquisti
  3. Costi per servizi
  4. Oneri diversi di gestione
  5. Costo del lavoro
  6. Ammortamenti
  7. Imposte
  8. Proventi ed oneri finanziari

1. Fatturato: in genere per procedere alla stima e quantificazione di tale voce si fa riferimento a tassi di crescita. In linea di massima il redattore del piano deve avere a propria disposizione informazioni e notizie circa le reali potenzialità di crescita della società ed i piani di sviluppo che la stessa intende intraprendere. Spesso nei piani aziendali predisposti dal management, vengono ipotizzati tassi di crescita di una certa entità; il compito di un bravo consulente sarà quello di verificare l’attendibilità di tali dati e procedere ad una revisione degli stessi in situazioni di incertezza.

In mancanza di dati ed informazioni ben precise, la stima del fatturato diventa sicuramente più problematica. In tal caso, o si può fare riferimento ed utilizzare tassi di crescita in linea con quelli previsti per il settore o potrebbe essere di supporto l’analisi sui dati storici, per valutare come l’azienda si è comportata negli anni passati, soprattutto andando a verificare se il settore presenta degli elementi di ciclicità, e di conseguenza mantenere e riflettere tale ciclicità nel periodo prospettico analizzato.

Per quanto riguarda la proiezione dei costi, essi si distinguono in:

  • Fissi: sono quei costi che non presentano uno stretto legame con l’andamento del volume d’affari (costo del lavoro ordinario, gli affitti passivi, le assicurazioni, le manutenzioni ordinarie, le spese giornaliere ed amministrative, ecc.). Per la stima dei costi fissi, generalmente vengono utilizzati tassi di crescita “indipendenti“, cioè che non hanno una stretta correlazione con l’andamento del volume d’affari.
  • Variabili: sono considerati costi variabili quei costi che hanno una correlazione con l’andamento delle vendite; un aumento del giro d’affari comporta generalmente un contemporaneo incremento di tale tipologia di costi. Per la stima dei costi variabili, proprio per la loro caratteristica di essere strettamente correlati all’andamento delle vendite, vengono solitamente utilizzati dei rapporti sul fatturato o dei tassi di crescita ancorati a quelli previsti per il volume d’affari.
COSTI PER ACQUISTI

In considerazione del fatto che generalmente tale tipologia di costo è di natura variabile, esso deve essere rapportato al fatturato. Per la quantificazione di tale componente negativa di reddito, generalmente viene utilizzato un rapporto percentuale “acquisto/fatturato” che tenga conto anche della variazione di magazzino.

Il rapporto che viene proiettato negli esercizi prospettici è quello relativo all’ultimo dato storico o ad una media dei valori fatti registrare nel corso degli ultimi anni; tuttavia un’accurata analisi del mercato di approvvigionamento nonché delle politiche di acquisto dell’impresa può portare a dei valori differenti rispetto a quelli storici ed in tale circostanza il redattore del piano ne deve prenderne atto in sede di proiezione di tale dato.

COSTI PER SERVIZIO

Questa voce è di natura fondamentalmente variabile. Per la proiezione di tali costi si usano generalmente gli stessi tassi di crescita utilizzati per il giro d’affari o vengono utilizzati rapporti percentuali sul fatturato estrapolati dagli esercizi storici.

ONERI DIVERSI DI GESTIONE

Per tale tipologia di costi (spese generali, manutenzioni, assicurazioni, spese amministrative, affitti passivi, ed altro), in considerazione della loro natura “fissa”, vengono utilizzati dei tassi di crescita indipendenti.

COSTO DEL LAVORO

Tale componente, considerata fondamentalmente un costo fisso, in teoria potrebbe racchiudere una parte di elemento variabile, relativo agli straordinari legati alla produzione. Infatti se si lavora di più, si ha una produzione maggiore  ed il fatturato si incrementa.

AMMORTAMENTI

Per quanto riguarda la proiezione del valore relativo agli ammortamenti, il consiglio che si ritiene utile dare in tal senso è quello di procedere in primo luogo ad una separazione tra i flussi relativi alle attività già in essere a fine esercizio storico  e quelli relativi ai nuovi investimenti.

IMPOSTE

Per quanto riguarda la stima del carico fiscale, relativamente all’imposta sul reddito (Ires) ed all’imposta regionale sulle attività produttive (Irap), occorre fare una precisione. La ratio su cui si basa la predisposizione di un business plan è quella di impostare una struttura economica, patrimoniale e finanziaria che evidenzi come l’azienda, al verificarsi di determinate ipotesi ad oggi stimate sulla base di elementi razionali ed obiettivi, possa comportarsi nel breve o nel medio lungo periodo.

L’incidenza fiscale, viene stimate secondo un procedimento molto semplice, ma sicuramente non tanto fuorviante dalla realtà. E’ chiaro che se il redattore del bilancio dovesse essere in possesso di informazioni maggiormente significative circa l’evoluzione di tale tipologia di costi è opportuno che ne tenga ampiamente conto in tale contesto.

Per quantificare il carico fiscale prospettico viene preso come punto di partenza l’aggregato rappresentato dall’Utile ante imposte, ed equiparando tale valore all’imponibile fiscale, vengono applicate successivamente le aliquote di riferimento attualmente in vigore.  In realtà però è un pò una forzatura andare a considerare l’utile ante imposte come imponibile fiscale.

Sarebbe più opportuno procedere ad una rettifica di tale aggregato per tenere conto delle variazioni in aumento o in diminuzione a seguito della deducibilità o indeducibilità di alcuni costi.

PROVENTI E ONERI FINANZIARI

La stima degli oneri e dei proventi finanziari costituisce la parte più complessa di ogni modello di previsione finanziaria e per una loro corretta quantificazione sarà necessario impostare un modello di Rendiconto Finanziario prospettico. Nella costruzione del rendiconto prospettico, il punto di partenza è rappresentato dalla situazione finanziaria netta ad inizio anno che corrisponde a quella fatta registrare al 31 Dicembre dell’ultimo anno storico.

Per determinare il fabbisogno finanziario aziendale ed il livello finanziario netto registrato al termine del primo anno prospettico, sarà necessario quantificare il flusso di cassa generato o assorbito dall’esercizio stesso.

La corretta definizione di tali elementi economici consente, inoltre, un’appropriata definizione del listino di vendita. A tal proposito, abbiamo realizzato un software destinato alle piccole imprese: intuitivo ed economico per non sbagliare nella definizione dei prezzi di vendita.

VARIABILI DI NATURA PATRIMONIALE

Le variabili di natura patrimoniale possono riguardare i seguenti elementi:

  • Investimenti materiali ed immateriali
  • Capitale Circolante Netto
INVESTIMENTI MATERIALI ED IMMATERIALI

Nella proiezione degli investimenti, sia in attività materiali che in beni immateriali, il redattore del business plan fa generalmente ricorso al piano di investimenti predisposto dal management aziendale.

Il problema nasce quando non ci si trova nella condizione di avere a disposizione questa tipologia di informazioni ( ad esempio di un business plan condotto all’esterno). Ed è proprio in tali circostanze che entra in gioco la bravura del professionista nell’estrapolare da un’analisi storica dei dati aziendali quelle informazioni di cui necessita per la proiezione del valore in esame.

Per la stima del valore degli investimenti ci si può anche basare sull’intensità di capitale storica aziendale e settoriale misurata da determinati rapporti quali:

  • Attivo fisso lordo/fatturato
  • Attivo fisso lordo/numero di dipendenti
  • Valore Aggiunto/numero di dipendenti

Da una dettagliata ed accurata analisi di tali rapporti ci si può rendere conto se esiste capacità produttiva inutilizzata, ed in tale caso si potranno ipotizzare ad esempio investimenti di sostituzione.

CAPITALE CIRCOLANTE NETTO

Come affermato in  precedenza in sede di riclassificazione dei valori di bilancio, le classi di maggiore rilevanza del Capitale Circolante Netto sono costituite dalle seguenti poste:

  • Crediti verso clienti
  • Debiti verso fornitori
  • Magazzino

Per procedere ad una stima di tali voci per gli esercizi prospettici occorrerà fare riferimento ai dati inerenti la dilazione media di incasso, la dilazione media di pagamento ed il periodo medio di giacenza in magazzino.

 

VARIABILI DI NATURA FINANZIARIA

Le variabili di natura finanziaria possono riguardare i seguenti elementi:

  • Aumenti di Capitale Sociale
  • Dividendi
  • Rendimento medio delle attività finanziarie
  • Costo medio del debito finanziario lordo
AUMENTI DI CAPITALE SOCIALE

Per procedere ad una stima di tale voce sarà necessario essere a conoscenza delle politiche che l’azienda ha intenzione di perseguire in tale direzione.

DIVIDENDI

Anche per la quantificazione di tale variabile occorre avere dirette informazioni circa le politiche aziendali di breve – medio periodo. In certi casi, in mancanza di notizie in tal senso, si fa riferimento a quanto si riferisce ad estrapolare dai dati storici e si proietta tale valore nel periodo prospettico analizzato.

RENDIMENTO MEDIO DELLE ATTIVITA’ FINANZIARIE

Tale dato rappresenta il tasso di interesse attivo che si prevede di ottenere dall’investimento dalla potenziale liquidità generata negli anni prospettici. Esso pur avendo una valenza fondamentalmente finanziaria, avrà anche un’incidenza a livello economico in quanto servirà per la quantificazione dei proventi finanziari.

In mancanza di informazioni specifiche, per il calcolo dei proventi finanziari si fà generalmente riferimento al rendimento di conto corrente di mercato oppure al rendimento dei titoli di Stato (BOT, BTP).

COSTO MEDIO DEL DEBITO FINANZIARIO LORDO

Tale dato rappresenta il tasso di interesse passivo che l’azienda prevede di pagare sui propri impegni finanziari. Anche in tal caso, applicando tale saggio di interesse al valore del debito finanziario lordo medio finale di esercizio, si giungerà alla quantificazione del valore degli oneri finanziari da inserire in Conto Economico.

Nella prassi, in mancanza di dati ben definiti, si andrà ad utilizzare un tasso generalmente di mercato (euribor) più un determinato spread. Nella scelta dei tassi di interesse bisognerà in primo luogo analizzare l’andamento storico e vedere gli effettivi tassi di interesse, attivi e passivi, che l’azienda in passato è riuscita ad ottenere, rapportandoli sempre alle condizioni attuali di mercato.

In mancanza di informazioni ben precise e nel caso in cui non si riesca a ricavare notizie utili in tale direzione, occorrerà fare riferimento ai tassi di mercato, mantenendoli costanti per tutto l’arco temporale di riferimento. E’ opportuno però effettuare una revisione costante (almeno annuale), o una verifica del piano prospettico elaborato.

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